Nel 1980 Giuseppe Amoroso si trasferì con la sua famiglia in un antico palazzo dell ‘800 nel centro di Napoli.
Durante i lavori di restauro, gli operai trovarono un locale, ed iniziarono a scavare per ripulirla dai detriti al fine di creare un garage al di sotto del palazzo.
Iniziarono a scavare nel freddo mese di dicembre, credendo di finire il lavoro nelle prime giornate di primavere, ma così non fu, scavarono per quasi un anno e mezzo, non riuscendo mai a trovare il fondo di questa stanza.
Così, per grande sorpresa della famiglia Amoroso, scoprirono una meraviglia sotterranea, molto comune nelle viscere di Napoli: una grotta di tufo giallo napoletano.
La nostra città, infatti, è divisa in due: una Napoli alla luce del sole, quella che tutti noi conosciamo e viviamo quotidianamente; ed una nascosta, che ci è nota come Napoli sotterranea, e possiamo definire quest’ultima come la memoria di ciò che vediamo in superfice.
Giuseppe allora ebbe una “ folle idea”: utilizzare la grotta per alimentare la sua più grande passione: produrre vino.
Iniziò con una piccola e grezza produzione per consumo personale, scoprendo anno dopo anno tutti i segreti di questo pregiato nettare.
Con il tempo, con l’ attento studio, con l’ aiuto di esperti del settore e soprattutto con la pazienza e tenacia propria degli uomini di quel tempo e innumerevoli esperimenti sbagliati, Giuseppe Amoroso riuscì a far diventare della sua passione più grande il suo lavoro.
Acquistò in seguito ettari di terreno nelle zone di Benevento, Campi Flegrei e Castelvetere sul Calore .
Dopo la scomparsa di Giuseppe sono il figlio, Vincenzo e la nipote, Rita Andrea, a continuare la tradizione seguendo tutti i passaggi della produzione, dall’ acino d’uva al prodotto imbottigliato con totale devozione .